ideazione, regia e scenografia Massimo Furlan
ideazione e drammaturgia Claire de Ribaupierre
assistente Nina Negri
testi delle canzoni Jean Paul Van Bendegem (Belgio, regione fiamminga), Vinciane Despret (Belgio, regione vallone), Philippe Artières (Francia), Leon Engler (Germania), Michela Marzano (Italia), Kristupas Sabolius (Lituania), Ande Somby (Norvegia), José Bragança de Miranda (Portogallo), Mladen Dolar (Slovenia), Santiago Alba Rico (Spagna), Mondher Kilani (Svizzera)
composizioni musicali Monika Ballwein (direttore), Maïc Anthoine, Gwénolé Buord, Arno Cuendet, Davide De Vita, Lynn Maring, Bart Plugers, Karin Sever
direzione musicale Steve Grant, Mimmo Pisino
supervisione musicale e coordinamento HEMU – University of Music Lausanne: Laurence Desarzens, Thomas Dobler
insegnante del movimento Anne Delahaye
luci e scene Antoine Friderici
creazione video Jérôme Vernez
costumi Severine Besson
trucco e parrucche Julie Monot
tecnica e costruzione scene Théâtre Vidy-Lausanne

presentatori Federica Fracassi, Massimo Furlan
con Davide De Vita, Dylan Monnard (voce), Dominique Hunziker, Lynn Maring, Mathieu Nuzzo, François Cuennet (tastiere), Arno Cuendet, Martin Burger (chitarra), Jocelin Lipp, Mimmo Pisino (basso), Hugo Dordor, Steve Grant (batteria)
giuria Loredana Lipperini (Presidente), Stefano Bonaga, Michela Murgia, Daniele Silvestri, Marino Sinibaldi

in tournée:
coordinamento generale Stéphane Sagon
direzione di palcoscenico Jean-Daniel Buri / Fabio Gaggetta (in alternanza)
datore luci
Etienne Gaches / Pierre-Nicolas Moulin (in alternanza)
fonico
Ludovic Guglielmazzi
tecnico video Stéphane Janvier / Oliver Vulliamy / Marc Vaudroz / Jad Makki (in alternanza)
addetta ai costumi
Cécile Delanoe
responsabile di produzione Gautier Fournier / Tristan Pannatier (in alternanza)

produzione Numero23Prod. – Théâtre Vidy-Lausanne in collaborazione con i dipartimenti di musica contemporanea e jazz della Haute École de Musique de Lausanne
coproduzione MC93 – Maison de la Culture de Seine-Saint-Denis, Bobigny – Emilia Romagna Teatro Fondazione, Modène – Festival de Otoño, Madrid – NTGent, Gand – Théâtre national d’art dramatique de Lituanie, Vilnius -Rosendal Teater, Trondheim – Théâtre de Liège – Théâtre Mladinsko, Ljubljana – Comédie de Genève – Equilibre-Nuithonie, Fribourg – Les 2 Scènes, Scène nationale de Besançon – Teatro Nacional D. Maria II, Lisbonne – Teatro Municipal do Porto – Theater der Welt 2020, Düsseldorf
con il sostegno di Ville de Lausanne – État de Vaud – Pro Helvetia, Fondation Suisse pour la Culture – Loterie Romande – Fondation Leenaards – Pro Scientia et Arte – Fondation du Jubilé de la Mobilière
spettacolo sostenuto dal programma Interregionale France-Suisse 2014-2020 che beneficia di un contributo del FEDER

durata 2 ore e 15 minuti
prima nazionale
spettacolo in francese e altre otto lingue con sovratitoli in italiano

si ringrazia il DIT- Dipartimento di Interpretazione e Traduzione- Alma Mater Studiorum Università di Bologna – Sede di Forlì

si ringrazia Antonio Marras per gli abiti indossati da Federica Fracassi

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Prendendo parte a un grande progetto di collaborazione europea, Emilia Romagna Teatro Fondazione produce la nuova creazione di Massimo Furlan, che immagina, grazie al contributo di alcuni tra i più autorevoli filosofi e pensatori europei, una versione semiseria del noto format televisivo canoro Eurovision: una riflessione in chiave squisitamente popolare delle questioni cruciali del nostro oggi.
Per VIE 2020, Furlan sarà coaudiuvato sul palco, nel suo ruolo di presentatore, da una delle attrici più intense della nostra scena, Federica Fracassi. Per le repliche di Cesena, la giuria di esperti sarà presieduta da Loredana Lipperini (giornalista, scrittrice e conduttrice radiofonica per “Fahrenheit” su RAI Radio 3), e composta dal filosofo Stefano Bonaga, dalla scrittrice Michela Murgia, dal cantautore Daniele Silvestri, e da Marino Sinibaldi, direttore di RAI Radio 3.

Cantare un pensiero di Massimo Furlan e Claire de Ribaupierre
Questo nuovo progetto strizza l’occhio alla nostra ultima creazione 1973, realizzata per il Festival di Avignone nel 2010 e pensata come una messa in scena dell’edizione del 1973 del Festival della canzone Eurovision.
Perché mai riprendere l’idea del concorso Eurovision? Perché offre l’opportunità di inquadrare la canzone da varietà nella sua dimensione commerciale e standardizzata. Perché solleva questioni legate all’identità, quella dei diversi paesi rappresentati e quella dell’Europa intesa come comunità, in un momento in cui quest’ultima è sempre più fragile e in discussione. Perché la questione della competizione coinvolge tutte le sfere del mondo contemporaneo: politica, sociale, economica, sportiva, culturale.
Come per 1973, la dimensione visiva – scene, luci, costumi, coreografia – rappresenta una sfida cruciale del progetto.

In questo caso, però, non si tratta di riproporre materiali di archivio bensì di realizzare una nuova versione del concorso che possa valorizzare i testi delle canzoni interpretate.
Il compito di comporre i testi è affidato ad alcuni studiosi (filosofi, storici, antropologi…).
La forma si ispirerà ai codici poetici della canzone sfruttando la struttura strofe/ritornello, probabilmente in rima. In realtà, la questione centrale non sarà la poesia, il lirismo né i sentimenti; al contrario, l’obiettivo consiste nel condurre una riflessione sociologica, antropologica o filosofica sul mondo contemporaneo.
L’autore partirà da un concetto e cercherà di strutturare il pensiero in forma di canzone.
Ci auguriamo che, con l’aiuto di elementi come i travestimenti e lo humor, questo Concorso Europeo della canzone filosofica possa costituire una risposta al crescente disprezzo che emerge dai discorsi populisti nei confronti degli/le intellettuali e alla scomparsa del pensiero pubblico e condiviso a vantaggio dell’intrattenimento.
Imitando l’astuto esempio del cavallo di Troia, si tratta di reintrodurre il pensiero e la riflessione filosofica nel cuore stesso dell’intrattenimento, creando un oggetto musicale che sia, al contempo, totalmente credibile sotto il profilo degli standard della musica popolare (slow, latino, disco, rock, ballata…), ma che restituisca importanza centrale al pensiero attraverso i testi cantati.
Quello che ci preme è permettere al pensiero di raggiungere la pubblica piazza e diffondersi, essere condiviso e compreso. In questo modo, anche il pensiero come chi se ne fa promotore potranno mettere in discussione la cultura popolare, prenderla sul serio e servirla con intelligenza.
Il concorso sarà presieduto da una giuria composta da intellettuali e da un esponente del mondo della musica. I membri della giuria interverranno tra un brano e l’altro per guidare oltre la riflessione proposta dai singoli testi e introdurre il dibattito.
La presenza di questa giuria di esperti è un chiaro riferimento alle numerose trasmissioni televisive che si avvalgono di specialisti per commentare le esibizioni dei canditati in qualunque ambito, da quello della canzone a quello dello sport, passando per la danza e la cucina.
Le analisi proposte avranno uno spazio centrale nello spettacolo, offrendo così una seconda opportunità di porre la riflessione al centro del dispositivo.
Ogni rappresentazione sarà dunque teatro di dibattiti unici, appassionanti ed eruditi, divertenti e insoliti. Assieme alle canzoni, le riflessioni contribuiranno a definire uno stato dei luoghi del pensiero contemporaneo e a mostrare, con umorismo ma profonda serietà, la bellezza e il piacere di riflettere e di pensare.

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Massimo Furlan, biografia

Massimo Furlan

L’intera opera di Massimo Furlan affonda le radici nei ricordi della sua infanzia. Il punto di partenza è sempre stata la sua storia personale – nasce in Svizzera negli anni ‘60 da genitori italiani – e si apre fino a toccare la memoria collettiva di un’intera generazione, creando opere d’arte visiva e performativa capaci di unire il burlesque e la filosofia, l’estetica poetica e quella popolare.
Rielabora idee, sogni e aneddoti degli anni dell’infanzia e dell’adolescenza in qualche modo significativi, la cui vibrante intensità riesce tuttora a sorprendere il pubblico e a creare una sorta di esultanza.
La sua modalità creativa rientra nella sfera performativa: ne sono un esempio la ricostruzione di una celebre partita della storia del calcio all’interno di uno stadio ma senza pallone o la rappresentazione di tutti i concorrenti dell’Eurovision Song Contest del 1973.
Nei suoi progetti teatrali, Furlan è solito coinvolgere danzatori e altri performer, invitati a creare quelle che lui chiama “immagini lunghe”, fermi immagine di lunga durata simili a quelli del cinema e delle installazioni. Di sua invenzione sono anche le ingegnose procedure e sistemi di parola che sviluppa per progetti in situ come Madre, Blue Tired Heroes o Les Héros de la pensée.
In virtù della forte dinamica che si è generata con la sua compagnia – Numero23Prod – Furlan è capace di attraversare svariati ambiti dello spettacolo dal vivo: dalle arti performative alle installazioni artistiche alla video art.
Chiamato a contribuire a numerosi progetti di diversa natura, il gruppo lavora con organizzazioni e festival internazionali, musei, centri di promozione artistica e scuole.
Il vivo interesse di pubblico e media riscosso in Svizzera e nel resto dell’Europa è senza dubbio riconducibile alla capacità della compagnia Numero23Prod di creare una forma d’arte radicale e priva di compromessi accessibile a un pubblico ampio poiché legata a tematiche radicate nella fantasia collettiva. Il linguaggio che si sviluppa attorno a queste creazioni riguarda la memoria e la sua salvaguardia attraverso la cultura popolare.
Simili riflessioni conducono ad un’arte che può germogliare nelle forme più diverse ma che ha origine sempre dallo stesso fusto e dallo stesso mondo. Nonostante i diversi contesti di provenienza – danza, teatro, musica ed altre discipline – la sinergia che lega i membri di Numero23Prod consente al gruppo di superare i limiti tradizionalmente imposti dai generi e dalle convenzioni.

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