design, performance Yeung Faï
direzione Eric Domenicone
design del chiosco dei burattini Michel Klein
design dei burattini Yeung Faï
luci Marc Laperrouze

produzione Manege Maubeuge – Scene Nationale
coproduzione Perth International Arts Festival  Australie

durata 50 minuti
prenotazione obbligatoria
prima nazionale

La tigre divora il buon monaco, gli studenti si scontrano in una lancinante lotta con la spada, i piatti volano e non si frantumano mai, coppie che si innamorano e disamorano… I burattini cinesi ci portano in un mondo in cui l’abbagliante destrezza del burattinaio si fonde con la leggerezza e la fantasticheria.
Yeung Faï, ultimo membro di una dinastia di burattinai (cinque generazioni e parecchi secoli di pratica), insegue la sua passione, diventando un famoso e indiscusso esperto di burattini cinesi, un grande artista in grado di esprimere con la massima precisione lo stato d’animo, il temperamento e i sentimenti dei personaggi che gestisce. Nel suo bagaglio, sparso su un palcoscenico improvvisato, porta con sé un’eredità di burattini e una competenza insolita. Sebbene l’uomo sembri perso nel mondo contemporaneo, è proprio quando le valigie si aprono che il maestro svela e diffonde il loro contenuto con storie improbabili all’occhio moderno.
In uno spettacolo completo e sfaccettato, queste piccole scene si rivolgono ad ogni tipo di pubblico.
L’errante burattinaio ci offre ciò che la storia gli ha lasciato in eredità: una sorprendente lezione di umorismo e umanità.

 

Laure Adler, un confronto con Yeung Faï

Rappresentando la quinta generazione di una famiglia di burattinai, è stato educato al teatro di figura da suo padre, diventando così maestro di questa forma d’arte. Artista appassionato, mette in scena spettacoli in tutto il mondo, pieni di poesia, umorismo e bellezza, aggiungendo talvolta un taglio politico sulla Cina, suo paese d’origine, e catturando sempre il pubblico giovane e adulto.
Yeung Faï nella sala da tè. Nella famiglia di Yeung Faï, tutti praticano l’arte dei burattini e la tramandano di generazione in generazione. «Sono il numero 5 – spiega – non ho mai avuto altra scelta. Decisero che sarei stato l’erede. Avevo una certa vena artistica». Da bambino, gli piacevano molto gli spettacoli: «Anche se finivano molto tardi, restavo in piedi».
All’età di sei anni disegnò il suo primo burattino, scolpito in legno. All’età di 14 anni, iniziò a produrre autonomamente i suoi spettacoli. «Era un lavoro a tempo pieno per me.
Della la sua infanzia, ha anche conservato ricordi dolorosi riguardanti la rivoluzione culturale cinese. «Era molto difficile in quel momento. Siamo quasi morti di fame. A volte ci penso e mi chiedo come sono sopravvissuto. Pensarci ci fa piangere». Yeung Faï spiega che la Rivoluzione Culturale è stata tragica per l’umanità e le sue conseguenze sono ancora percepibili al giorno d’oggi: «Ha spazzato via la cultura. La società era stata disumanizzata. In Cina, le persone hanno ancora paura di parlarne. Ma io non lo dimenticherò mai. Ho sofferto troppo e soffro ancora oggi».
Suo padre fu arrestato e la famiglia cacciata di casa. Trovarono rifugio in una baracca e furono costretti a rovistare per la strada alla ricerca di cibo. «Avevo solo 7 anni». Alcune persone lo aiutarono a sopravvivere. «Dopo la rivoluzione culturale, decisi di lasciare la Cina».
Oggi è felice. Felice di vivere della sua arte. Ciò che è importante per Yeung Faï è introdurre persone molto diverse all’interno del teatro di figura, piuttosto che persone provenienti da una specifica linea di discendenza. «La cultura appartiene a tutta l’umanità, non a una singola persona. Quindi non si dovrebbe mai perdere. Cerco di insegnare a persone di ogni luogo, provenienti da tutti i paesi». Aggiunge: «Il governo cinese ha paura di qualsiasi forma d’arte creativa, ha paura della creazione, ha paura dell’arte. Perché non appena hai la libertà, inizi a pensare, hai delle opinioni, e questa è una tendenza costante in tutte le forme d’arte».
Yeung Faï trova ispirazione in altre forme d’arte, ma è sempre alla ricerca di nuove idee: «Tendenzialmente, l’arte si influenza a vicenda, questo accade in particolare con i burattini. Originariamente, nata nelle sale da tè era un modo per raccontare storie; poi venne aggiunta la musica, diventando così una forma d’arte a sé stante…».

Yeung Faï, biografia

Yeung Faï

Nato in Cina nel 1964, Yeung Faï incarna la quinta generazione di una grande famiglia di burattinai cinesi. Quella dei burattini è una delle più antiche arti popolari tradizionali in Cina. Yeung Faï vi fu iniziato a già dall’età di quattro anni da suo padre, un burattinaio cinese vittima della Rivoluzione Culturale. L’evento lasciò tracce indelebili sull’arte del figlio, diventato oggi un maestro impareggiabile nel creare e maneggiare burattini. Ha rappresentato il suo spettacolo da solista Scene dell’Opera di Pechino per circa 20 anni nei più importanti festival internazionali di burattini in Asia, Nord America, Sud America ed Europa. Ha collaborato per numerosi film per il piccolo e grande schermo ed è stato insegnante alla Scuola per Burattinai di Zhangzhou.

Dal 2001 al 2010, Yeung Fai lavora ripetutamente in Francia con il Teatro Jeune Public, il Centro Nazionale di Arte Drammatica (CDN) di Strasburgo e il direttore Grégoire Callies, continuando a portare il suo spettacolo Scene dell’Opera di Pechino in Francia e all’estero.
Nel 2004, si esibisce in Snow in the middle of summer di Guân Hanging, una splendido poema cinese adattato da Grégoire Callies, maneggiando circa 20 burattini alla cui creazione supervisiona egli stesso. Nel 2005, progetta con una intera squadra di collaboratori i burattini per lo spettacolo Don Quijote.
Dal 2006 al 2010, progetta i burattini che egli stesso maneggia negli spettacoli Odyssey 1 e Odyssey 2, diretti da Grégoire Callies e rappresentati in Francia, Canada, Spagna e altri Paesi.
Nel 2011 produce, per il teatro Vidy-Lausanne, lo spettacolo autobiografico Hand Stories, portato sulla scena più di 300 volte, in Svizzera, Francia, Brasile, Stati Uniti, Taiwan, Hong-Kong, Germania, Ungheria, Martinica, Italia, La Riunione, Spagna.
Nel 2013 crea, sempre al Teatro Vidy-Lausanne, il film-documentario Blue Jeans, ispirato alle condizioni di lavoro degli operai tessili in Asia. Vengono organizzate più di 70 rappresentazioni, soprattutto in Svizzera, Francia e Taiwan.
Nel maggio 2015 rappresenta, come parte dal Passages Festival di Metz, Teahouse, diretto da Grégoire Callies e inscenato al Teatro di Marionette di Parigi, al Mondial Festival di Charleville-Mézières (Francia), in Spagna, in Germania.
L’8 aprile 2016, crea e dirige uno spettacolo prodotto per il Teatro Nazionale e Sala da Concerto di Taipei, in Taiwan, intitolato Lifelines, e si esibisce all’interno di esso insieme a due burattinai di Taipei. Lo spettacolo viene inscenato a Taipei, Kaohsiung (Taiwan), Maubeuge (Francia), Erlangen (Germania).
Nel novembre 2017, realizza un nuovo spettacolo da solista, prodotto dal teatro Scène nationale le Manège, a Maubeuge, Francia.
Oltre ad essere burattinaio e regista, Yeung Faï tiene regolarmente corsi di formazione sul maneggio dei burattini, soprattutto al Teatro Jeune Public di Strasburgo, alla Scuola Superiore Nazionale dell’Arte delle Marionette (ESNAM) di Charleville-Mézières (contribuendo allo spettacolo “Frontières” con gli studenti dell’ultimo anno), all’Atrium di Fort-de-France o al Teatro di Marionette di Parigi.
Nel 2018 è accolto come artista residente al Perth International Festival in Australia. Insegna inoltre l’arte dei burattini cinesi all’Accademia Centrale di Arte Drammatica di Pechino da settembre fino a dicembre 2018.
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