testo e regia Gabriel Calderón
con Gustavo Saffores, Dahiana Méndez, Alfonso Tort, Marisa Bentancur, Ramiro Perdomo, Diego Artucio, Natalia Acosta
scene e luci Pablo Caballero
costumi Pablo Auliso
grafica e web Polder
produzione Matilde López Espasandín
durata 1 ora e 20 minuti
prima nazionale
spettacolo in spagnolo sovratitolato in italiano
Dopo l’apertura affidata allo spettacolo di Sergio Blanco, VIE ospita un altro drammaturgo e regista uruguaiano, Gabriel Calderón, anche lui autore e artista acclamato internazionalmente. Nel testo che presenta a Cesena, realtà e fantascienza si mescolano per esplorare il tetro territorio di impunità e responsabilità irrisolte che ancora risuonano al di sotto dell’attuale vita democratica.
C’è chi pensa che il tempo sani tutto, calmi le acque, risolva i problemi. Ma cosa succede se il tempo ha l’effetto opposto? Forse sta accadendo questo e non ce ne rendiamo conto.
Questa è la storia di una ragazza con un dolore che è diventato più forte nel tempo, con un bisogno che si è aggravato con il passare dei giorni e con un problema che è emerso davanti a chi non voleva ascoltarla.
Questa è la storia di una famiglia che si riunisce a Natale dopo tanto, tanto, tanto tempo.
Lo spettacolo si divide tra scene del passato e del presente, per permettere al pubblico di ricostruire le informazioni sui personaggi e sulle vicende che li uniscono. Sebbene il tema centrale si focalizzi su alcuni aspetti della storia contemporanea dell’Uruguay, come la dittatura e le sue conseguenze, lo spettacolo offre anche una panoramica sulla situazione attuale del paese.
Mostrare un’atmosfera di confusione e caos che esiste al di fuori della dittatura diventa importante quanto ricordarne e denunciarne i crimini. Chi sono stati i colpevoli? Quando è iniziato tutto? Chi ha partecipato? Che ruolo ha giocato la società civile? Quali ruoli hanno svolto i cittadini? C’è stata una guerra oppure no? Questi traumi possono essere superati? Dovrebbero essere superati?
“Uz – el pueblo-“ “Or- tal vez la vida sea ridícula-“ “Ex -que revienten los actores-“. Resta ancora da scrivere “In” e “At”.
Tutte parti di una riflessione più ampia. Storie individuali, storie disconnesse, storie originali, storie che tuttavia respirano la stessa aria: quella della irrinunciabile libertà di chiedere, ridere e piangere su questioni urgenti.
Affinché il genere fantasy venga compreso, un elemento fuori dall’ordinario – straordinario – deve entrare in un modello ordinario. Questo elemento può essere fantastico, non reale, inesistente, appartenente a un modello totalmente diverso, e che, attraverso la sua irruzione produce un profondo turbamento nell’evoluzione della storia. Fantascienza e storie attuali, ambientate in contesti sociali come la famiglia, la città, la vita di coppia, smuovono le nostre idee e toccano, nel migliore dei casi, quegli spazi solidi delle nostre opinioni che necessitano, di volta in volta, di essere messi in discussione. Che cosa è la fantascienza, se non mettere in discussione ciò che davamo per certo, ciò che pensavamo non sarebbe mai successo? Una sorta di domanda eterna che si ripete in diverse lingue, in diverse forme, in diversi scenari. Gli unici che cambiano, siamo noi.
Gabriel Calderón
Classe 1982, nel 2005 fonda, insieme a Martin Inthamoussú, la compagnia teatrale Complot, con cui crea e collabora a oltre 25 spettacoli, coinvolgendo altri artisti come Mariana Percovich, Ramiro Perdomo e Sergio Blanco. Con la compagnia Complot ha partecipato a più di 15 festival internazionali negli ultimi anni.
Per la scena ha scritto più di sedici drammaturgie, con cui si è aggiudicato diversi premi, tra i quali Premio Florencio, Iris Award, Premio Morosoli e il 2006 Young Talents Award della Bank Boston Foundation.
Borsista nel 2004 per la Carolina Foundation, per realizzare in Spagna il Corso di professionisti in drammaturgia e regia teatrale, nel 2009 è stato drammaturgo residente presso il Royal Court Theatre di Londra. Dal 2011 è membro del Lincoln Center Theater Directors Lab e artista residente del Théâtre des Quartiers d’Ivry a Parigi, Francia.
Le sue opere sono state rappresentate in Argentina, Brasile, Panama, Perù, Spagna, Francia e Messico. I suoi testi sono stati tradotti in francese, tedesco, inglese e portoghese. In Francia è pubblicato dalla casa editrice Actes Sud. Tra il 2006 e il 2010 è Coordinatore Generale dei Progetti Culturali dentro alla Direzione Nazionale della Cultura del MEC, mentre nel 2011 coordina la Segreteria Esecutiva delle Celebrazioni per il bicentenario dell’Uruguay.
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