ispirato a “Hérodiade” di Stéphane Mallarmé
coreografia Julie Ann Anzilotti
musiche Paul Hindemith, Wilhelm Killmayer, Walter Fähndrich
scene Alighiero e Boetti
assistente alla scenografia Tiziana Draghi
costumi Loretta Mugnai
interpreti 1993 Manuela Taiana, Paola Del Cucina, Roberta Gelpi, Sabrina Vitangeli, Carlos Martin, Julie Ann Anzilotti
interpreti 2017 Paola Bedoni (Nutrice), Giulia Ciani (Angelo Custode), Sara Paternesi (Erodiade), Liber Dorizzi (Giovanni Battista), Sara Ladu (Spirito del Bene), Laura Massetti (Spirito Maligno)
scrittura vocale e voce Gabriella Bartolomei
consulenza musicale Michele Porzio

produzione Compagnia XE
in collaborazione con Amat – Associazione Marchigiana Attività Teatrali / Fondazione Fabbrica Europa per le arti contemporanee / Fondazione Ravenna Manifestazioni / Fondazione  Teatro Comunale di Ferrara / TPP – Teatro Pubblico Pugliese / Torinodanza – Teatro Stabile di Torino Teatro Nazionale/Fondazione Toscana Spettacolo onlus/Fondazione Milano – Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi
debutto 1993 Teatro Ponchielli di Cremona, 22 aprile 1993, nell’ambito del “Progetto Neoclassico” di Marinella Guatterini
ricostruzione 2017 Teatro Storchi di Modena a “VIE Festival”, 14 ottobre 2017, nell’ambito del progetto RIC.CI – Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni ‘80/’90 ideato e diretto da Marinella Guatterini con il supporto di Silvia Coggiola e Matteo Rinaldini/organizzazione e comunicazione e Alberto Calcinai/fotografo

Prima assoluta
Durata 1 h

La scelta di inserire lo spettacolo Erodiade – Fame di Vento nell’ambito del Progetto “RIC.CI – Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni ‘80/‘90”, dedicato alla memoria della danza contemporanea italiana e alla nostra “tradizione del nuovo” in ambito coreutico, nasce da almeno due considerazioni importanti. La prima è la forza espressiva della fonte ispiratrice, la seconda impatta con le componenti concrete che hanno reso possibile l’allestimento. Lo spettacolo si ispira al poema incompiuto Hérodiade di Stéphane Mallarmé di cui restano tre frammenti e una serie di appunti. La figura centrale è Erodiade (o Salomè ma Mallarmé preferisce chiamarla con il nome della madre per differenziarla dalla Salomè moderna con i suoi stereotipi: i sette veli ecc.) vista nella sua immensa solitudine e amarezza; il mito della bellezza non è più il centro intorno a cui ruotano gli avvenimenti. Erodiade vuole ed ottiene tutto nella sua ricerca di calore, anche la testa del Battista, che d’altra parte con il suo martirio, le aprirà la strada alla catarsi.
Ma l’inquietudine continua a divorarla: Erodiade è sempre più sola, sempre più disperata nella sua ricerca di assoluto, di qualcosa che va oltre. Ed è proprio in questo stato interiore proiettato verso l’estremo, e con l’aiuto di “spiriti benigni”, che qualcosa si rompe dentro di lei, che le permette di avere fiducia. Può finalmente vedere una figura che pure era sempre stata presente ma che non aveva potuto vedere: il suo Angelo. Entità luminescente la cui luce indica intrichi di percorsi possibili e la cui presenza esorta alla loro ricerca: essere che testimonia il mistero.
Il fatto che lo spettacolo termini dunque con uno squarcio di beatitudine, dopo l’orrore, avverte, a nostro avviso, su come la tensione ideale della generazione di creatori di coreografia italiana anni’80-’90 non si fosse sopita, e fosse in grado di sostenere un dialogo culturale al di là delle tematiche proposte dalla danza o anche a partire dalle stesse, ma con un respiro molto più universale.  La scenografia, concepita dal famoso artista visivo contemporaneo Alighiero e Boetti (poi scomparso prematuramente nel 1994) è un altro segno distintivo di quell’epoca ancora segnata da collaborazioni molto attive, a teatro, tra creatori d’arte di varie discipline, in specie pittori o artisti visivi in generale. Tra l’altro Alighiero e Boetti non aveva mai collaborato, prima dell’incontro con la coreografa Julie Ann Anzilotti, ad una creazione teatrale. Lo fece poco tempo prima di morire e con fervore tale da incoraggiare la stessa coreografa, da fugare i suoi dubbi. Il fondale rosso con siparietto di Alighiero e Boetti e i vari componenti della scena creano uno spazio suggestivo come luogo della metamorfosi, un recinto “sacrale” di geometrica lucidità e di suggestive invenzioni visive. Questa scenografia d’arte porta con sé un segno di grande bellezza e dona all’intero spettacolo quel tono autorevole tipico di molte produzioni dell’epoca. La narrazione coreografica ha il proprio doppio nella musicalità originaria della parola affidata alla voce fuori campo di Gabriella Bartolomei e naturalmente al trasporto dell’incantevole musica soprattutto di Paul Hindemith.

Marinella Guatterini

Scene

Preludio: Lo Spirito Maligno è padrone della casa di Erodiade. La nutrice avverte tristi presagi.

Prima apparizione dello Spirito del Bene.

Scena: Dialogo fra Erodiade e la Nutrice: vengono evocate le personalità di Erodiade, la sua solitudine e grande amarezza.

Scena intermedia: Erodiade, istigata dallo Spirito Maligno, chiede la testa del Battista.

La Nutrice invoca lo Spirito del Bene.

Cantico di San Giovanni: Inno intonato dal Battista prima della decollazione. Lo Spirito del Bene lo accompagna nell’ascensione al cielo.

Monologo: Crisi di Erodiade, la sua lotta interiore fra il Bene e il Male che si risolve in una catarsi.

Finale: Erodiade incontra l’Angelo Custode che la introduce nel mondo paradisiaco degli Angeli.

 

La divisione dello spettacolo Erodiade – Fame di vento in sei scene rispecchia una delle più attendibili ricostruzioni del poema tragico Hérodiade che il simbolista  francese Stéphane Mallarmé lasciò incompiuto dopo una difficile e lunga gestazione.
Ho voluto seguire fedelmente la scansione del poema non rinunciando però a portare il dramma fino a quel punto di liberazione e catarsi che forse anche lo stesso Mallarmé aveva intravisto nel suo finale sospeso quando scrive “…Urtando l’aldilà con il balzo del pensiero”.
La vicenda narra del percorso interiore della protagonista Erodiade, “affamata di vento”, come mi suggerì lo stesso Alighiero e Boetti durante i nostri incontri per la magnifica ideazione scenica dal forte segno geometrico e dalla suggestione orientale che concepì per lo spettacolo.
Erodiade è dominata dal Male; la sua antagonista, la Nutrice, prevede grandi sciagure per la fanciulla che ha osato desiderare la testa di un santo. Ma dalla lotta tra Bene e Male che la dilania l’eroina uscirà vittoriosa, complice lo stesso Battista, lo Spirito del Bene che guida la sua ascesa al cielo e l’incontro con l’Angelo.
Nell’ambito del mio repertorio coreografico Erodiade – Fame di vento è stato uno spettacolo particolarmente importante: ha segnato l’inizio di un rapporto con i temi sacri che si è sviluppato negli anni focalizzandosi prima su figure femminili storiche come Giovanna d’Arco e Giuditta poi sui travagli interiori di persone qualsiasi che avvertono il peso e la vacuità del mondo terreno. E si dispongono alla ricerca di qualcosa di superiore.
La ricostruzione dello spettacolo Erodiade – Fame di vento, nato nel 1993, sarà il più possibile fedele all’originale, grazie anche alla collaborazione delle danzatrici storiche della Compagnia che mi aiuteranno a trasmettere il lavoro ai nuovi interpreti e alla partecipazione di quasi tutti i professionisti che presero parte alla sua creazione.

Julie Ann Anzilotti