Babilonia Teatri
di Valeria Raimondi, Enrico Castellani e Vincenzo Todesco
parole di Enrico Castellani
con Enrico Castellani, Valeria Raimondi, Ettore Castellani e Orlando Castellani
scene Babilonia Teatri
luci e audio Babilonia Teatri/Luca Scotton
costumi Babilonia Teatri/Franca Piccoli
organizzazione Alice Castellani
grafiche Franciu

Babilonia Teatri
in coproduzione con La Nef / Fabrique des Cultures Actuelles Saint-Dié-des-Vosges (France) e MESS International Theater Festival Sarajevo (Bosnia and Herzegovina)
in collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione
con il sostegno di Fuori Luogo La Spezia
laboratorio teatrale in collaborazione con l’Associazione ZeroFavole realizzato col contributo della
Fondazione Alta Mane-Italia

Durata 50′

Prima assoluta

Babilonia Teatri, una delle compagnie italiane più innovative del panorama teatrale contemporaneo già insignita di numerosi premi fra cui Premio Hystrio 2012 alla Drammatugia, Premio Ubu 2011 come novità italiana / ricerca drammaturgica, Premio Off del Teatro Stabile del Veneto, Premio Speciale Ubu 2009 per la capacità di rinnovare la scena, presenta in prima assoluta Jesus.

Fondata nel 2005 da Enrico Castellani e Valeria Raimondi, Babilonia Teatri si è subito imposta sulla scena italiana per il suo sguardo irriverente e divergente su alcune questioni brucianti della nostra contemporaneità fra cui razzismo, lavoro, pornografia dell’informazione, smania di successo, violenza o ancora desertificazione culturale. Con il suo stile e i suoi codici assolutamente fuori dagli schemi che spaziano dal linguaggio visivo al video, la compagnia cerca di muovere la necessità e l’urgenza dell’interrogazione, di far emergere conflitti e tensioni mandando in corto circuito il suo pubblico. È in questa cornice di lavoro e ricerca che si inserisce l’ultimo allestimento della compagnia Jesus sulla figura di Gesù.

Jesus è un punto di domanda.
Spesso sopito. Assente. Respinto o ignorato.
Capita che torni a bussare. Ci si pari davanti. Improvviso. E sbarri la strada. La ostacoli e la
blocchi. Senza remore né pietà.
Un punto di domanda che non ha risposta. Non una. Non data. Non preconfezionata.
Jesus è stato un uomo.
È diventato una religione, due, tre, quattro…
È diventato un credo, un simbolo, una speranza, una ragione, un esempio, una guida, un rifugio,
un bersaglio.
Chi è oggi. Cosa rappresenta e chi lo rappresenta.
Chi ne ha bisogno.
Chi lo usa.
Babilonia Teatri

www.babiloniateatri.it/
La compagnia

Babilonia Teatri

Babilonia Teatri è una compagnia teatrale italiana fondata nel 2005 da Valeria Raimondi e Enrico Castellani, con sede ad Oppeano (provincia di Verona), in località Le Merle, due volte vincitrice del Premio UBU (2009 e 2011). La compagnia è nata nel 2005 intorno a un progetto sulla guerra in Iraq che si chiamava Cabaret Babilonia. Lo spettacolo non ha visto la luce, ma da quel titolo è nato il nome della compagnia. Da allora ha portato i suoi spettacoli nelle principali città italiane, europee e non (Berlino, Parigi, Sarajevo, Strasburgo, Bogotà, Mosca). Oltre ai vari premi la compagnia ha ricevuto anche 2 Premi UBU: nel 2009 il premio speciale come gruppo guida dell’attuale cambio generazionale e nel 2011 come miglior “Nuovo testo italiano o ricerca drammaturgica” assegnato ai due fondatori, Valeria Raimondi e Enrico Castellani.
La compagnia ha un immaginario pop-rock-punk. Secondo la compagnia il teatro è inteso come specchio della società in cui vive e della realtà in cui è immerso. Gli spettacoli indagano la possibilità di stare in scena: senza raccontare una storia, senza utilizzare dei personaggi, senza una relazione tra gli attori, senza rinunciare all’utilizzo della parola, senza ricorrere a meccanismi di finzione/immedesimazione. Il risultato è un teatro dove gli attori mettono il loro corpo al servizio delle parole e delle immagini. Le parole vengono semplicemente dette. La voce, priva di qualsiasi intonazione, si fa megafono del testo mentre il corpo viene utilizzato per dare vita ad icone che nascono e muoiono senza soluzione di continuità. Vi è un alternarsi di parole e immagini. Di momenti statici, in cui il testo viene detto , a momenti in cui la scena acquista una dimensione volutamente caotica, dove il senso scaturisce dall’accostamento tra quello che avviene in scena e quello che propone una voce-off, una musica, una telecronaca. Questo modo di procedere dà vita a un montaggio che può essere assimilato a quello di un videoclip o forse, meglio, a una sorta di blob teatrale. Le scene si susseguono l’una all’altra accavallandosi. Morsicandosi. Interrompendosi. È un gioco continuo di rimandi e associazioni dove spesso il legame tra le scene è dato dalla musica o dalla luce. I testi sono scarni. Ritmici. Sincopati. Spesso diventano degli elenchi o dei tormentoni. Attingono allo slang e al linguaggio basso che vengono però accostati a rimandi altri. Le parole si rincorrono secondo una logica interna al testo. Vi trovano spazio assonanze, giochi di parole, spostamenti di senso, luoghi comuni. Un teatro è di ricerca e sperimentazione quando riesce a essere autentico, quando riesce a rispondere al tentativo di trovare una lingua e un linguaggio teatrale in grado di comunicare il sentire di chi fa lo spettacolo però parlando con il pubblico e allo stesso tempo quando si riesce a creare qualcosa, non partendo dall’obbiettivo di essere originali ma quando il risultato è qualcosa che non abbiamo le parole per definirlo, qualcosa che non corrisponde a dei canoni dati e di fronte al quale ci chiediamo che cos’è e non lo sappiamo.

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