concetto e idea Serge Kakudji e Paul Kerstens
un progetto di Serge Kakudji (contro -tenore) e orchestra: Rodriguez Vangama (chitarra elettrica), Costa Pinto (chitarra acustica), Angou Ingutu (basso elettrico), Bouton Kalanda (likembe), Erick Ngoya (likembe), Silva Makengo (likembe), Tister Ikomo (xilofono), Deb’s Bukaka (balafon), Cédrick Buya (percussioni), Jean Marie Matoko (percussioni), 36 Seke (percussioni), Russell Tshiebua (coro), Bule Mpanya (coro)
direzione musicale Fabrizio Cassol e Rodriguez Vangama
direzione artistica Alain Platel
direttore Rodriguez Vangama
assistente alla direzione artistica Romain Guion
scenografia Freddy Tsimba
disegn luci Carlo Bourguignon
design del suono Max Stuurman
costumi Dorine Demuynck

KVS & les ballets C de la B
co-produzione Théâtre national de Chaillot (Parigi), Holland Festival (Amsterdam), Festival d’Avignon, Theater im Pfalzbau (Ludwigshafen), Torinodanza festival, Centro Cultural Vila Flor (Guimarães), Opéra de Lille, Wiener Festwochen
un ringraziamento a  Isnelle da Silveira, Dominique Mesa, Kathryn Brahy, Michel Lastshenko, Bogdan Vanden  Berghe, 11.11.11, Françoise Gardies, Faustin Linyekula, Anja Stroobants, Bernard Debroux
fotografie Chris Van der Burght
manager di produzione  Eline Vanfleteren, Paul Kerstens
tour manager Hanna El Fakir and Paul Kerstens
distribuzione Frans Brood Productions
con il supporto di Città di Brussels, Città di Ghent, Brussels Hoofdstedelijk Gewest, Vlaamse Gemeenschapscom-missie, Provincia delle Fiandre orientali, Autorità fiamminghe 

Durata 1h 45’

Per la prima volta in Italia ospite de Le Vie dei Festival nel 1996 con Tristezza complice, nel 1997 con Bernadetje, nel 1998 con Ietz op Bach co-prodotto dallo stesso Festival, nel 2000 con Allemaal Indiaan, nel 2002 con la proiezione di Because I sing e ancora nel 2006 con Vsprs e nel 2008 con Pitiè!, il coreografo di origine belga Alain Platel torna ora a VIE con Coup Fatal. Presentato assieme a les ballets C de la B, compagnia da lui fondata nel 1984 e che fin da subito ha ottenuto una forte risonanza internazionale, e KVS, centro teatrale di Bruxelles che lavora con l’intento di coniugare la sfera teatrale con quella della cooperazione arrivando a coinvolgere realtà come quella palestinese o congolese, Coup Fatal si inserisce perfettamente nella ricerca artistica condotta in questo ventennio da Alain Platel e dalla sua stessa compagnia. Nel suo lavoro, Platel coinvolge coreografi e artisti provenienti da qualsiasi parte del mondo per far sì che il loro background culturale influenzi il processo creativo che può essere sintetizzato nel motto “questa danza è per il mondo e il mondo è di tutti”.

Coup Fatal nasce dall’ultima data della tournée di Pitiè! svoltasi a Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo: è in questa fucina creativa africana che Fabrizio Cassol, compositore e sassofonista che dal 2003 collabora con Platel, incontra Serge Kakudji, controtenore congolese già protagonista di Pitiè! e che in questa pièce, affiancato da una vera e propria orchestra di tredici membri tutti provenienti da Kinshasa, si confronterà con un repertorio di diversi compositori del periodo Barocco. Ecco quindi che la diversità dei musicisti arriva ad arricchire il repertorio barocco, creando attorno alla voce di Serge Kakudji un nuovo universo contemporaneo fatto di immagini, suggestioni e musica. Il compositore di Bruxelles Fabrizio Cassol e il chitarrista Rodriguez Vangama sono i direttori musicali di quest’orchestra, mentre Alain Platel e il ballerino Romain Guion conferiranno alla musica una forma teatrale. Nell’ideazione e creazione della scenografia ha collaborato l’artista Freddy Tsimba che a Kinshasa crea enormi e inquietanti sculture create con porta cartucce che raccoglie in zone di guerra congolesi. Coup Fatal non manca d’ironia e di forte umorismo: hanno ispirato la pièce alcuni tratti vivaci e caratteristici, ma soprattutto i gesti grandi ed esagerati dei ‘sapeurs’ i dandies di Kinshasa. Più che un omaggio alla musica barocca, Coup Fatal è un tributo alla inarrestabile eleganza congolese.

www.kvs.be

www.lesballetscdela.be
Alain Platel, biografia

Alain Platel

Alain Platel studia come educatore terapeutico, ed è un regista autodidatta. Nel 1984 dà vita a un piccolo gruppo, con parenti e amici, per lavorare insieme. Emma (1988) segna il suo passaggio alla regia. E’ responsabile di Bonjour Madame (1993), La Tristeza Complice (1995), Iets op Bach (1998), con i quali Les Ballets C de la B (come viene chiamato il gruppo), raggiunge l’apice a livello internazionale. Nel frattempo la sua collaborazione con Arne Sierens ha il medesimo effetto sulla giovane compagnia teatrale di Ghent, Victoria, con le tre opere Moeder en Kind (1995), Bernadetje (1996), (1999). Dopo Allemaal Indiaan annuncia l’intenzione di smettere di produrre. Ma poco dopo Gerard Mortier lo convince a produrre Wolf (2003) ispirato a Mozart, per il Ruhrtriennale (festival di musica e arte). Il progetto corale per l’apertura del nuovo KVS segna l’inizio di una stretta collaborazione con il compositore Fabrizio Cassol. vsprs (2006) si dimostra il punto di svolta della sua carriera. Fino a quel momento il suo lavoro è stato vivace nella varietà tanto degli artisti quanto delle tematiche, mentre adesso è più profondo e intenso e rivela un mondo di passione e desiderio. E violenza, come in Nine Finger (2007) con Benjamin Verdonck e Fumiyo Ikeda. Dopo il barocco pitié! (2008), Out of context (gennaio 2010) è quasi una riflessione ascetica sul repertorio di spasmi e tic tipico del movimento. Il desiderio di qualcosa che trascenda l’individuo diventa sempre più evidente. Nel 2010 insieme a Franck Van Laecke dirige Gardenia, uno spettacolo su e con artisti transessuali. In modo quasi furtivo s’inserisce anche nel mondo dei film sulla danza, prima insieme alla regista britannica Sophie Fiennes (Because I sing nel 2001, Ramallah! Ramallah! Ramallah! nel 2005 e VSPRS Show and Tell nel 2007), e poi, da solo, con de balletten en ci en là (2006), un’emozionante panoramica di quel che succede in una compagnia di danza ventennale, portandoci verso il Vietnam e il Burkina Faso, ma anche e soprattutto rappresentando un’ode alla sua città d’origine, Ghent.

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