da Eschilo
adattamento Riccardo Baudino
tutor Antonio Latella e Federico Bellini
assistente alla regia Riccardo Baudino
regia Antonio Latella

personaggi e interpreti
Guardiano
Gianpaolo Pasqualino
Capo Coro Mariasilvia Greco
Coro Alessandro Bay Rossi, Barbara Chichiarelli, Marta Cortellazzo Wiel, Ludovico Fededegni, Christian La Rosa, Alexis Aliosha Massine, Federica Rosellini, Andrea Sorrentino, Giuliana Vigogna
Clitemnestra Ilaria Matilde Vigna
Egisto Emanuele Turetta
Agamennone Leonardo Lidi
Cassandra Barbara Mattavelli
Araldo Isacco Venturini

drammaturghi al progetto Federico Bellini e Linda Dalisi

produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione
con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Modena

Durata 1h 15′
Spettacolo in italiano con sovratitoli in inglese

nell’ambito del progetto Alla Scuola di Prospero. Attori nella rete globale

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Santa Estasi è il progetto vincitore del Premio della Critica per avere “segnato la scorsa stagione”. Il progetto è diretto da Antonio Latella, recentemente nominato Direttore della Biennale Teatro di Venezia. Gli attori e i drammaturghi guidati da Latella durante la scuola di Alta Formazione di ERT, hanno lavorato sul mito e sulle vicende della stirpe degli Atridi. Il risultato è stata la costruzione di un unico grande spettacolo diviso in otto movimenti che danno vita a quella che è stata definita ‘un’estasi teatrale’.

L’Agamennone di Eschilo è un testamento. Volendo credere alle favole eroiche, scientifiche e tragiche dei letterati, ci troviamo davanti al primo capitolo della sola trilogia sopravvissuta al rogo dei papiri: l’Orestea, origine del teatro occidentale.
Cosa accadde ad Atene nel 458 Avanti Cristo? È bello immaginare che l’anziano poeta Eschilo (425 – 456) vinse le Grandi Dionise.Agamennone, Le Coefore, Le Eumenidi: un unico monolite musicale che racconta il sogno di un uomo. Eschilo, il poeta guerriero, dopo aver combattuto contro i Persiani a Maratona, Salamina e Platea, vedendo morire il fratello, ebbe la forza di donare all’umanità il suo sogno. Un sogno che, nel mezzo della decadenza della democrazia, suona per un ordine nuovo, dove la violenza sia un argomento da condividere e il destino un concetto da amare e su cui discutere tra uomini nei tribunali, nei teatri, in casa e per la strada.
Si parla della famiglia troppo umana degli Atridi. Dopo la guerra di Troia, Agamennone torna ad Argo, dove lo attende la regina Clitemnestra, sua moglie.
Clitemnestra ha scelto come suo amante Egisto, figlio di Tieste, fratello di Atreo, padre del re Agamennone e di Menelao. Atreo uccise i figli di Tieste, li fece cucinare e con l’inganno li fece mangiare al fratello. Ora, Clitemnestra e Egisto vogliono uccidere Agamennone: Egisto per vendicare il padre; Clitemnestra per vendicare la figlia, Ifigenia, che Agamennone sacrificò affinché il vento potesse soffiare per gonfiare le vele delle navi greche dirette contro Troia. Spietato e ineluttabile, il delitto si compie. Testimone impotente è il coro dei nobili anziani di Argo, incapace di agire e di prendere una posizione.
Come accostarsi all’Agamennone – un’opera perfetta – con l’umiltà e l’arroganza necessarie a tradurla per la contemporaneità? Fortunatamente un’opera perfetta è eterna. Forse basta – anche se è molto difficile – ascoltarla. Il nostro tentativo drammaturgico e registico è stato proprio questo: ascoltare la musica di Eschilo – attraverso l’originale e le grandi traduzioni di Cantarella e Pasolini – per poi scegliere. Per il coro abbiamo optato per una evoluzione linguistica – dal greco antico, passando per il latino, l’italiano “eroico” di Alfieri e Leopardi, la poesia del ‘900, fino al rap – che esprimesse la mutevole volontà e le contraddizioni di chi è governato; mentre per i cosiddetti eroi, abbiamo scelto una lingua “eterna”, immobile – anche se vivissima – per esprimere le contraddizioni fondanti dell’uomo di ogni tempo. La cellula base di tutta la lingua del nostro libretto è una terzina “pasoliniana”, liberissima e franta, la forma che ci è sembrata più adatta per tradurre, oggi, la musica che noi abbiamo sentito nelle parole di Eschilo.
La regia ha incarnato i versi, dando spazio, potenza e centralità alle figure dei “senza nome”, i meschini della tragedia e della vita, primo fra tutti, il Guardiano, il cane degli Atridi, costretto dalla regina Clitemnestra a scrutare il buio nell’attesa della fiamma, il segnale di fuoco che annuncia la fine della guerra e il ritorno del re Agamennone.
Riccardo Baudino

Santa Estasi, il progetto

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