di Andrea Adriatico
arbitro Patrizia Bernardi
titolari in campo Alberto Sarti, Andrea Fugaro, Anna Amadori, Carolina Talon Sampieri, Chiara Guadagnini, Daniela Cotti, Fabrizio Croci, Francesca Mazza, Gianluca Enria, Nunzio Calogero, Olga Durano, Saverio Peschechera, Selvaggia Tegon Giacoppo, Stefano Toffanin

in panchina Camilla Quarta, Delia Porcu, Dimitris Papadopoulos, Elisa Moscatelli, Giulia Lorenzetti, Giulio Maria Corbelli, Giuseppe Pagliarisi, Gloria Lanzoni, Ilaria Cecchinato, Lorenzo Pacilli, Piero Giovannini

a terra Eva Robin’s

luci, scene e costumi Andrea Barberini
con la collaborazione di Chiara Guadagnini
tecnica Francesco Bala, Rabii Sakri grafica Albertina Lipari De Fonseca
foto Giulio Maria Corbelli
cura Daniela Cotti, Monica Nicoli, Saverio Peschechera, Davide Preti, Alberto Sarti

grazie a Stefano Casi, Giulio Maria Corbelli, Elena Di Gioia una produzione Teatri di Vita in collaborazione con Emilia Romagna Teatro, Festival Focus Jelinek il sostegno di Comune di Bologna – settore cultura, Regione Emilia-Romagna – servizio cultura, Ministero per i Beni e le Attività Culturali

a Franco

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Durata 2h 30′
Prima assoluta

“io non compaio, al massimo vado e vengo, mi siedo in silenzio, mi rialzo, senza che nessuno se ne accorga. In me tu vedi la personificazione del disprezzo che mi colpisce e mi viene incontro; persino nel mio bell’appartamento immerso nel verde, ma scostante, puoi leggerlo, il disprezzo. Lì non ho bisogno di persone…”

In prima assoluta, nell’ambito del Festival Focus Jelinek, Andrea Adriatico presenta Un pezzo per SPORT tratto dalla pièce Sport. Ein Stück di Elfriede Jelinek, una delle voci più irriverenti e rivoluzionare del panorama letterario e culturale del Novecento.
Insignita del Premio Nobel per la letteratura nel 2004 per “il fluire musicale di canto e controcanto nei romanzi e nei drammi, che con straordinario ardore linguistico rivelano l’assurdità dei cliché della società contemporanea e il loro potere soggiogante”, la Jelinek si afferma presto anche per le sue opere teatrali che oltrepassano il radicalismo espressivo e la sperimentazione linguistica di autori del Novecento come Beckett o Thomas Bernhard. In parte influenzate dalla sua formazione come organista, le pièce della Jelinek procedono non per dialoghi ma per ritmi, come fossero partiture musicali: una vera e propria prova per attori e registi che accolgono la sfida di portare in scena un testo della Jelinek.
Teatri di Vita, teatro bolognese fondato nel 1993 da Andrea Adriatico che firma la regia di quest’allestimento, porta qui in scena una pièce tratta da Sport. Ein Stück: protagonista assoluta è la sfera del logos, che impone la sua terribile forza su ogni altro elemento. Privo di accadimenti, situazioni, indagini psicologiche, azioni o personaggi nella pièce della Jelinek si esibiscono solo gli schemi espressivi storicamente e socialmente determinati e il linguaggio, o meglio la ‘langue’ nel senso di Saussure.

Fare sport. Mente, corpo, spirito e ideologia.
Decine di persone in corsa per la forma fisica, per definire la propria immagine. NOI, MASSE.
Non è già questa una visione straordinariamente teatrale? Non ha già di suo la potenza di una storia umana incredibile, che trascende le lingue, le religioni, le razze, le epoche e in un colpo solo le abbraccia tutte con un nuovo colpo di classicismo?
Non c’è per esempio tutto il novecento e duemila? L’esaltazione della razza, l’agit prop, le adunate “fascionaziste”, o l’uomo massa espressionista?
Non ci siamo dentro? Per aderenza o sottrazione ci siamo noi. Interi. Immersi.
Lo sport. Per parlare di vita.
Forse proprio per questo lo sport è tale: mette in movimento un corpo per separarlo, grazie alla fatica, quanto più possibile dai pensieri. Affaticare le membra per recuperare la lucidità interiore.
Gli uomini e le donne di quest’opera di Elfriede Jelinek sono appunto pezzi di un discorso sulla vita, sulla finitezza, sulla corporeità ma allo stesso tempo un pensiero inquieto sul senso primo del vivere.

Andrea Adriatico

Guarda le “figurine dello spettacolo”

Andrea Adriatico, biografia

Andrea Adriatico

Nato a L’Aquila nel 1966, Andrea Adriatico ha creato il suo primo lavoro nel 1989 con lo spettacolo Le ceneri di beckett (presentato al festival Rapporto Confidenziale di Modena). Nel 1991 ha fondato la compagnia: riflessi e nel 1993 il centro internazionale per le arti della scena Teatri di Vita a Bologna, di cui è tuttora co-direttore artistico. I suoi lavori sono stati presentati in diversi festival italiani (come Santarcangelo dei Teatri, di cui è stato artista residente per due anni, 1991-92; e La Biennale di Venezia, che ha coprodotto uno spettacolo nel 2007) e paesi stranieri.
Tra i primi a rappresentare le opere di Koltès in Italia dal 1991 (l’ultima notte, primo allestimento del testo ‘La notte poco prima della foresta’), ha approfondito la drammaturgia dell’autore francese in numerosi spettacoli fino a Il ritorno al deserto (2007, prima rappresentazione italiana di questo testo), giudicato da Franco Cordelli sul Corriere della Sera “uno dei migliori dieci spettacoli della stagione teatrale italiana”. Tra gli altri autori più frequentati, ci sono anche Pier Paolo Pasolini (più volte approfondito, fino a Orgia, 2004), Copi (Le quattro gemelle, Il frigo, L’omosessuale o la difficoltà di esprimersi), Samuel Beckett (a cui ha dedicato, tra l’altro, la tetralogia Non io nei giorni felici, 2009). E ancora Thomas Brasch (Donne. Guerra. Commedia), Yukio Mishima (Madame de Sade), Jean Cocteau (La voce umana). Accanto al lavoro sulla drammaturgia, ha creato spettacoli che hanno messo in luce una personale concezione dello spazio e della composizione spettacolare, come oplà. noi viviamo; Ferita. Sguardo su una gente dedicato ad Adolf Hitler; Solo. Il fondamento degli incurabili; Salvo o della santa voglia; Lotta d’angeli. Messaggi di un uomo in fuga e il ciclo Automobili(1999-2003), in cui gli spettacoli erano definiti all’interno di automobili. Nel 2010 ha messo in scena, per la prima volta in Italia, The Sunset Limited di Cormac McCarthy, e nel 2012 Biglietti da camere separate dall’ultimo romanzo di Pier Vittorio Tondelli.
Come regista cinematografico, Andrea Adriatico firma nel 2004 il suo primo film Il vento, di sera, invitato al Festival del Cinema di Berlino e vincitore del Roseto Opera Prima Film Festival (“segno potente di un cinema italiano rinvigorito”, secondo la prestigiosa rivista americana Variety). Seguono All’amore assente (2007, debutto al London Film Festival, premio della giuria a Annecy Cinéma Italien) e il documentario + o – il sesso confuso, racconti di mondi nell’era aids (2009, diretto con Giulio Maria Corbelli).
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